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West Nile: primo morto in Veneto, il secondo in Italia

Infettivologia Redazione DottNet | 02/08/2018 17:44

Assessore regionale, non ci sono allarmi. Rafforzato il piano di vigilanza Ulss

Anche il Veneto, dopo l'Emilia Romagna, conta la sua prima vittima per il contagio del virus West Nile, che si trasmette attraverso la puntura di una zanzara di genere Culex, tornato dall'inizio di giugno a trasmettersi soprattutto nelle zone umide delle due regioni.   Si tratta di un anziano di 79 anni, residente in provincia di Verona, colpito dalla forma neuroinvasiva del virus. A renderlo noto è stato l'assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, dando conto del Bollettino sulla sorveglianza delle arbovirosi. La prima vittima in Italia era stato un altro anziano di 77 anni, residente a Cento (Ferrara), già sofferente di problemi cronici cardiorespiratori, morto all'ospedale ferrarese di Cona. 

Dall'inizio di giugno fino a ieri, sempre secondo il monitoraggio regionale, sono stati registrati in Veneto in tutto 19 casi di febbre da West Nile.  "Sono addolorato per la morte di questa persona e rivolgo le condoglianze ai famigliari - ha sottolineato Coletto - ma corre l'obbligo di ricordare, per non accendere timori ingiustificati, che gli esperti indicano che un evento così grave si verifica nello 0,1% dei casi di infezione".  Dall'inizio dell'estate è stata attivata dalla Direzione regionale Prevenzione un'attenzione particolare alla sorveglianza e al controllo delle malattie trasmesse da vettori, attivando soprattutto le Aziende Ulss, che sono state consigliate di "rafforzare ulteriormente la vigilanza e la valutazione dell'efficacia degli interventi di disinfestazione effettuati dai Comuni".

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  "Le misure di controllo del vettore sono al massimo - ha precisato Coletto - e al verificarsi di ciascun caso umano sono prontamente attivati interventi di disinfestazione supplementari, come indicato dal Piano Vettori 2018. Ogni Pronto Soccorso e ogni Ospedale del Veneto tengono la guardia alta e sono in grado di diagnosticare e curare velocemente i casi che dovessero presentarsi. Alla gente chiediamo non paura ma attenzione e collaborazione, perché anche semplici comportamenti singoli sono importantissimi, come proteggersi con uno dei tanti efficaci repellenti disponibili ed evitare accumuli d'acqua stagnante nei giardini e nei sottovasi di fiori, dove le zanzare depongono le uova e proliferano". Gli esperti, dal canto loro, tranquillizzano. Dal 2015 l'Italia "è il Paese europeo con il maggior numero di casi West Nile segnalati all'anno. Tra il 2008 e il 2016 i contagi sono stati circa 210 in nove regioni e di cui otto più gravi".

Tuttavia, complessivamente, il numero dei "casi è contenuto" e sintomi gravi sono molto rari, quindi "niente panico". A tranquillizzare rispetto ai nuovi casi da Febbre del Nilo Occidentale verificatisi in Italia è infatti Zeno Bisoffi, alla guida del Dipartimento di malattie infettive e tropicali dell'Ospedale Sacro Cuore di Negrar, che sottolinea: "anche in quest'anno molto particolare, l'influenza avrà fatto probabilmente alla fine del 2018 molti più danni della West Nile, eppure non fa notizia". Intanto, il Centro nazionale sangue fa sapere che il sistema delle donazioni di sangue regge ma è raccomandabile l'adozione in tutte le regioni del test Nat, per la rilevazione del virus, nel caso di donatori che abbiano transitato nelle aree colpite, come Veneto ed Emilia Romagna.

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